Come tutti i paradigmi anche quelli inerenti al riconoscimento di ciò che deve intendersi per cultural heritage mutano in relazione ai tempi. Mutano conseguentemente le finalità e i processi di progettazione e implementazione delle azioni di tutela e di valorizzazione, che, per creare valore, debbono entrare in sintonia con il contesto economico, sociale, culturale, politico.
La nostra tradizione culturale e, con essa, l’attuale articolazione accademica delle discipline sembrano, invece, niente affatto congruenti con il generale contesto venutosi a formare dopo il secondo conflitto mondiale. Il lessico e i concetti che continuano ad essere normalmente usati appaiono oggettivamente in grave ritardo rispetto al sistema ideologico oggi prevalente, quale emerge dalle convenzioni internazionali, fra cui in particolare quella dell’UNESCO del 2003 sul patrimonio culturale immateriale e quelle del Consiglio d’Europa del 2000 sul paesaggio e del 2005 sul valore dell’eredità culturale per la società.
Affinché le caratteristiche patrimoniali dell’ambiente culturale entrino, potenziandoli, nei processi di sviluppo economico, politico, sociale, culturale e di pianificazione nell’ottica della sostenibilità e del miglioramento qualiquantitativo delle condizioni di vita delle persone e delle comunità, affinché si ottenga, insomma, nuovo valore immateriale e materiale dal valore accumulato nel tempo passato, occorrono strumenti, tecniche, tecnologie e professionalità, nonché ordinamenti giuridici e amministrativi di nuovo conio.