Helmuth Marini era figlio di madre austriaca e di padre italiano.Visse in due mondi inconciliabilmente divisi nel Sudtirolo degli anni ‘40 e ‘50. Gli abitanti di questa Provincia – tedeschi e italiani – avrebbero potuto integrarsi, e convivere pacificamente, cosa che sarebbe probabilmente avvenuta se si fosse affermata la posizione moderata del carismatico Sindaco di Bolzano Julius Perathoner, sostenuta dal Re d’Italia.Ci pensarono le squadre private fasciste a seminare odio, a cominciare dalla risibile “Marcia su Bolzano”, agli inizi di ottobre 1922, l’occupazione violenta di alcuni edifici di Bolzano – compreso il Municipio – senza che i carabinieri li bloccassero e la abusiva sostituzione del Sindaco; cui seguì un programma ventennale di italianizzazione a oltranza.Le cicatrici di quel periodo non erano ancora rimarginate negli anni ‘50, cruciali in questo racconto.È questo lo sfondo storico che caratterizza i protagonisti del libro. Per comprenderne le azioni e gli irrazionali comportamenti, occorre immedesimarsi nella tragedia che aveva colpito la popolazione di etnia tedesca durante quel periodo.Il libro descrive, attraverso una serie di racconti, le esperienze che formarono il ragazzo, accompagnandolo alla realizzazione della sua aspirazione di diventare Ufficiale Pilota dell’Aeronautica Militare.È un resoconto di viaggio, che inizia con insolite, sofferte e talora anche amene, vicende vissute dal giovane Marini nell’immediato dopoguerra; per attrarlo al cospetto e sulle vette di una bellissima, selvaggia montagna delle Alpi Retiche Orientali, il Tribulaun; da dove, temprato nel fisico e nello spirito, andrà incontro al suo destino, quando approderà alla Scuola Militare che gli aprirà gli illimitati sentieri del cielo.