L’ordinamento giuridico internazionale si è fondato a lungo sul rispetto assoluto della sovranità degli Stati; peraltro, le vicende storiche e la trasformazione continua della società internazionale ne hanno determinato una profonda evoluzione, contrapponendo al rispetto assoluto della sovranità statale valori nuovi, legati in particolare alla tutela dell’individuo.
In tale contesto, si è assistito alla formazione di un sistema di giustizia penale internazionale, in cui operano tribunali internazionali, misti e internazionalizzati e organi giurisdizionali nazionali.
Elemento fondante e, al tempo stesso, particolarmente controverso di tale sistema è il principio di giurisdizione penale universale.
Infatti, sebbene tale principio si sia affermato nella prassi interna e in quella internazionale e venga considerato, sul piano teorico, come un utile strumento per la tutela dei diritti umani e la lotta all’impunità, la sua concreta applicazione continua a porre numerosi problemi, che vengono analizzati nell’opera. Tra questi, in particolare, la natura consuetudinaria o meno del principio; il suo contenuto facoltizzante od obbligatorio; il suo ambito di applicazione ratione materiae, ovvero i crimini in presenza dei quali può essere esercitata la giurisdizione universale; i limiti all’applicazione del principio, collegati, ad esempio, al rispetto di altre regole del diritto internazionale, quali quelle sulle immunità degli organi di Stati stranieri.
Nell’opera vengono sviluppati, inoltre, alcuni argomenti collegati al tema specifico oggetto del’indagine, quali la nozione di crimine internazionale e il riconoscimento di una responsabilità penale internazionale dell'individuo.
Infine, poiché più Stati e giurisdizioni nazionali o internazionali potrebbero essere competenti in relazione a un crimine specifico, vengono analizzate nel volume le regole applicabili per dirimere gli eventuali conflitti di giurisdizione tra giurisdizioni statali e tra tribunali internazionali e organi giurisdizionali nazionali.