ERRATA CORRIGE
L’evoluzione tecnologica e l’avvento di Internet hanno comportato dei cambiamenti epocali anche nel settore della proprietà intellettuale, che non potevano non influenzare i presupposti ed i limiti della sua disciplina giuridica. L’istituto del diritto d’autore, in particolare, è stato oggetto di interventi legislativi che si sono susseguiti spesso convulsamente nel corso degli ultimi due decenni ed hanno dato origine ad un apparato normativo caratterizzato da una molteplicità di incriminazioni, talvolta sovrabbondanti o con fattispecie poco coordinate fra loro, ispirate a modelli diversi, rappresentati molto spesso da fonti europee ed internazionali. Al conetmpo alla tutela penale tradizionale si sono affiancate forme tecnologiche di autodifesa privata, volte a disciplinare i profili e le condizioni di accesso o di utilizzo delle opere dell’ingegno. Il presente studio muove dalle linee evolutive e di espansione della tutela penale dei diritti d’autore ponendo la questione se gli strumenti offerti dal diritto penale siano limitati alla stretta necessità e possano estendersi fino alla protezione anticipata delle “misure tecniche di protezione” (MTP), considerato il grado di meritevolezza dell’interesse da tutelare. La ricerca è stata condotta attraverso un’articolata analisi comparata, in prospettiva europea ed internazionale, avente lo scopo non solo di delineare criticamente i caratteri del sistema di tutela penale dei diritti d’autore vigente in Italia, i suoi diversi modelli ispiratori nonché i più spinosi nodi applicativi, ma anche di trarre dalla comparazione con altri ordinamenti giuridici, ed in specie con quello degli Stati Uniti d’America, che ha da più tempo sviluppato una complessa esperienza giuridica nel settore, concreti spunti per un ripensamento dell’intervento penale in subiecta materia nell’epoca di Internet. Muovendo dagli indici di “misurazione dell’effettività” del sistema e dalla critica ad una concezione meramente patrimoniale - individualistica degli interessi da proteggere, si possono infatti delineare indicazioni di riforma, che tengano conto delle nuove competenze penali oggi riconosciute all’Unione europea con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.