Il volume considera il rapporto fra un soggetto politico-amministrativo quale è il ministro della giustizia e la potestà punitiva dello Stato, valutando le interferenze che possono darsi, in un quadro costituzionalmente vincolato.
Dopo aver introdotto il concetto di “condizioni di procedibilità”, esamina le tre fattispecie cui il ministro è istituzionalmente abilitato, con la capacità di consentire l’esercitabilità dell’azione – a mezzo della richiesta di procedimento –, di sbloccarne il corso – a mezzo dell’autorizzazione a procedere –, o, addirittura, di decidere del suo stesso darsi – impedendolo, nel suo inizio o durante il suo svolgimento, ovvero, al contrario, impetrandolo dagli ordinamenti esteri, a mezzo della rinuncia al diritto di priorità della giurisdizione – . Chiude con la valutazione della compatibilità col sistema della intromissione ministeriale, subordinatamente alla legittimità dell’intervento e alla sindacabilità della sua imprescindibile motivazione.
Michele Bonetti, avvocato in Brescia, ha collaborato con l'Istituto di Procedura Penale della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, il Dipartimento di Scienze Giuridiche della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia, l’Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo, la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Brescia, dove ha insegnato diritto penale-commerciale. Ha pubblicato monografie e saggi processualpenalistici sulle riviste di settore.