L’obiettivo della neonata Collana editoriale è di ancorare la prassi alla teoria, le novità legislative agli impianti dogmatici, l’operare quotidiano alla riflessione giuridica; analisi critiche, rese necessarie dall’originalità del diritto della crisi d’impresa.
Disciplina questa di confine, feconda e incoerente, come tutto ciò che riguarda la “frontiera”. In questo saggio l’Autore coniuga con grande rigore i temi più controversi e alcuni tra i problemi più spinosi del diritto fallimentare, del diritto societario e del diritto degli enti locali. L’occasione è offerta dal commento alla legge Madia del 2016, declinata secondo la logica del Testo Unico sulle società partecipate da enti pubblici locali, da poco in vigore. È per questo che il diritto della crisi d’impresa deve fare i conti non solo con i principi costituzionali, i quali devono orientare l’operato e le funzioni della pubblica amministrazione, soprattutto se essa intenda operare nel mercato, ma anche con il diritto delle public utilities, in cui le strutture formali utilizzate dal legislatore, in quanto adattabili e compatibili, sono oggi quelle tipiche del diritto dell’impresa e del diritto societario. Pertanto materia di studio diventano ora le analisi sulla prorogatio degli organi amministrativi, ora sulla responsabilità civilistica ed erariale degli amministratori, la regolamentazione delle società in house, finanche la formazione dell’attivo fallimentare con riferimento alla erogazione di servizi pubblici a rete, proponendo l’Autore un concetto di proprietà separato dal diritto allo sfruttamento delle utilità che da quei beni derivano, per concludere con i suggerimenti de iure condendo offerti al legislatore, primo fra tutti il tema della prosecuzione dell’erogazione dei servizi pubblici essenziali da parte dell’impresa in crisi.