L’iniziale “disinteresse” per la persona offesa serbato dalla legislazione sostanziale e processuale si è dovuto confrontare con la crescente emersione, nel panorama sovranazionale, della figura della vittima del reato. Si identifica così un soggetto portatore di istanze di partecipazione al procedimento penale, nonché di protezione dalla vittimizzazione secondaria e ripetuta. In quest’ambito, la ricerca vittimologica e le fonti internazionali hanno identificato categorie di vittime maggiormente vulnerabili a tali rischi, con conseguente necessità di uno statuto processuale differenziato.
In ossequio agli obblighi sovranazionali, si è pertanto assistito al progressivo riconoscimento di plurime ipotesi di persone offese particolarmente vulnerabili, in ragione di fattori oggettivi e soggettivi variamente tipizzati. Ne discende un problematico confronto con la nozione di vittima, da ultimo recepita ai limitati fini dei programmi di giustizia riparativa dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150.
La ricostruzione delle categorie di persone offese vulnerabili coesistenti nell’ordinamento interno impone l’analisi delle loro prerogative e tutele nell’intero arco del procedimento, dalla genesi della notitia criminis alla fase esecutiva. Sullo sfondo, la necessità di un contemperamento con le garanzie processuali dell’imputato, sulla scorta del principio di proporzionalità.
