Il volume chiude la serie critica delle massime Magistrature del Paese: Corte Costituzionale con 'Il disagio costituzionale' (2001), Corte di Cassazione con 'Il diritto morente' (2005), Consiglio di Stato con 'Lo sconsiglio di stato' (2012).
Questo testo conduce una serrata critica dell'assetto e del funzionamento della Corte dei conti.
L'attenzione si sofferma sulla posizione funzionale del Procuratore Regionale, al quale si continua attribuire un assurdo cumulo delle funzioni inquirente e giudicante, un vero monstrum dell'ordinamento (ma anche sulla denominazione di contabile in luogo di erariale, la critica è serrata) e sullo scempio di giurisdizione praticato dalla sua giurisprudenza, che rivendica un'assoluta autonomia da ogni altra giurisdizione (vengono analizzati, come esempio di vera devianza, i casi 'friulano' e 'sardo'; autentico malgoverno della Giustizia).
Un'analisi condotta dall'Autore che ha introdotto nell’ordinamento l’azione popolare erariale e si definisce un 'vecchio arnese del Foro' ed avviato a celebrare i sessant'anni di Toga.
STRUTTURA
CAPITOLO I: LA GIUSTIZIA ERARIALE
CAPITOLO II: UN PROTAGONISTA ANOMALO: IL PROCURATORE REGIONALE
CAPITOLO III: IL RISARCIMENTO DEL DANNO
CAPITOLO IV: LA RIDUZIONE DEL DANNO E IL DANNO D’IMMAGINE
CAPITOLO V: L’AZIONE POPOLARE ERARIALE
CAPITOLO VI: IPOTESI DI RIORDINO