La funzione tributaria è sempre più essenziale per dare risposte adeguate alle sfide del nostro tempo: per assicurare equità sociale, un'effettiva integrazione civica dell'immigrato, sviluppo e competitività del sistema produttivo ed un welfare mix alimentato da tributi e da risorse fluite alla solidarietà spontaneamente, che devono essere considerate nel misurare le capacità di concorso fiscale.
Il sistema dei tributi, senza perdere identità e vocazione costituzionale d'insieme, sta per acquisire un nuovo assetto con il c.d. federalismo fiscale; e la funzione distributiva pubblica, con la de-tax ed il c.d. 5 per mille, si apre ad una maggiore partecipazione del cittadino alle scelte di destinazione del riscosso nel quadro di una preselezione normativa che permane indispensabile.
I tributi perdono la vocazione a finanziare la sola spesa soggettivamente pubblica e come le pubbliche funzioni sono destinati ad evolvere secondo categorie giuridico-oggettive.
Al cospetto di queste inesorabili inerzie, il legislatore tributario è in cronico ritardo e fatica soprattutto a dare forme appropriate alle identità giuridicoeconomiche non soggettive emerse nel diritto commerciale e del welfare (consolidato nazionale, distretti produttivi, destinazioni ad uno specifico affare, trust, ecc.), come a riconoscere alla famiglia, il solo intermedio reale naturale, la funzione di generale interesse che svolge da sempre.
Il tributo, nella nostra Costituzione, è sempre stato "senza soggetto" e questa identità universale e funzionale deve trovare organica attuazione nelle fattispecie impositive, perché siano coerenti agli antecedenti giuridico-economici soggettivi e non soggettivi muniti di capacità contributiva, come al contesto «con-tributivo» in cui svolgeranno un
ruolo fondamentale.