In primo luogo, occorre prendere atto dell’intervenuta complicazione degli interessi e delle esigenze di tutela che la tecnicizzazione del lavoro e dei sistemi di comunicazione ha comportato e comporta. In questa prospettiva,allo stato attuale, come si è detto, non si contrappongono più solamente gli interessi del datore di lavoro e dei lavoratori subordinati, in quanto è progressivamente emersa una concorrente esigenza di garantire il c.d. diritto alla protezione dei dati personali dell’interessato.
Questo diritto, per essere più espliciti, implica l’esigenza di garantire che gli interessati (i soggetti cui i dati
personali trattati si riferiscono (29)) siano in grado di controllare le dinamiche proprie dei trattamenti effettuati in relazione ai loro dati personali, attraverso un processo che garantisca trasparenza informativa, sicurezza e controllo rispetto alle operazioni di trattamento.
La seconda notazione riguarda il piano normativo, immediatamente speculare e correlato al primo. Nel tempo, invero, si è assistito ad una progressiva stratificazione di fonti di regolazione della materia qui oggetto di studio,con la fondazione di un intricato sistema normativo, composto da fonti eterogenee,tra loro non chiaramente ed esplicitamente coordinate, diverse per provenienza, natura, rationes e funzioni, con un intreccio di norme nazionali e sovranazionali, ciascuna delle quali appare funzionale al perseguimento ed alla realizzazione della tutela di interessi tra loro suscettibili di conflitto.
La ricerca che viene presentata nelle pagine che seguono intende partire dalla presa d’atto di queste premesse, utilizzate come filo conduttore nella
ricostruzione dell’articolazione complessiva delle fonti in materia di privatezza (riservatezza o “privacy”) nei luoghi di lavoro.