La crisi finanziaria esplosa oramai da oltre un decennio lasciando una situazione ancora di difficile ripresa, ha rimesso al centro della discussione accademica e di politica economica il delicato tema dell’accesso al credito in un sistema-paese fortemente incentrato sull’indebitamento delle proprie strutture creditizie. In questo contesto italiano, i consorzi di garanzia collettiva dei fidi (Confidi) hanno mostrato resilienza nei momenti di maggiore necessità di approvvigionamento finanziario delle imprese, in specie di quelle di piccole (a volte piccolissime) e medie dimensioni – considerate il cuore pulsante dell’economia nazionale – riaccreditando il loro ruolo ormai storico di garanti mutualistici al servizio del territorio.
L’evolversi degli scenari regolamentari europei, Basilea in prima linea ma anche le molteplici disposizioni comunitarie soprattutto in materia di “aiuti di Stato” e, non ultima, la rivoluzione del digitale, hanno imposto un processo di ‘modernizzazione’ della struttura e dell’operatività dei Confidi che, sul piano giuridico, si è tradotto nella possibilità di essere abilitati all’esercizio dell’intermediazione finanziaria e, conseguentemente, di essere ammessi all’iscrizione nell’elenco speciale il cui all’art.107 del TUB con una “dotazione” di vigilanza e di patrimonializzazione equivalente a quella delle banche. A seguire due importanti interventi legislativi destinati alle strutture consortili di minori dimensioni, entrambi volti a rafforzare il peso degli ‘intermediari 112’ nel confronti delle banche e del mercato delle garanzie, ne completano il quadro disciplinare fornendo così anche a quest’ultimi soggetti strumenti idonei per ritrovare ed accentuare il carattere competitivo insito in essi.
Finalità del presente studio è quella di approfondire – non senza focalizzare l’attenzione su alcune delle maggiori criticità legate al modello consortile – il percorso riformatore, intrapreso in questi ultimi anni, che trova piena convergenza in importanti operazioni di aggregazione (“accordi di rete”), in processi di digitalizzazione (redazione dei bilanci secondo tassonomia Xbrl, proposta di piattaforma standardizzata per la garanzia digitale) e in percorsi di efficientamento gestionale (accountability, anche mediante miglioramento delle fonti informative). Nel solco di una necessaria valorizzazione del sistema delle garanzie, l’analisi condotta ha posto inoltre particolare attenzione alla ricerca di soluzioni di finanza innovativa a partire dalle operazioni di cartolarizzazione (del tipo tranched cover) fino ad arrivare ai MiniBond (a seguito dei “Decreti Sviluppo” del 2012) quali possibili risposte alle esigenze di maggiore efficienza ed efficacia del ‘prodotto’ consortile.
Sullo sfondo i non facili rapporti di cooperazione tra i diversi policy marker (rinnovo delle convenzioni banche-Confidi, legami con il Fondo Centrale di Garanzia, solo per citarne alcuni) e le eventuali ricadute sul processo di revisione, in chiave moderna, del “sistema Confidi” nella filiera del credito alle mPMI, sostenuto con forza da più parti in dottrina e tra gli operatori del settore.