Il volume propone una riflessione sul rapporto intercorrente tra forme procedimentali, garanzie e funzionalità della giustizia. Uno sguardo ai moduli procedurali mediante cui si svolgono gli accertamenti giurisdizionali in executivis rivela il vero significato della forma la quale, riferita al procedere penale, si connota sia come mezzo per assicurare le garanzie processuali, sia come strumento per la funzionalità della giustizia. All’origine dell’indagine vi è lo sviluppo normativo della fase dell’esecuzione della pena considerata oggi segmento del procedimento penale: tale sviluppo ha determinato una moltiplicazione dei riti di sorveglianza, ed un sensibile ampliamento degli spazi cognitivi del magistrato di sorveglianza.
In questa prospettiva è possibile delineare una teoria dei provvedimenti cautelari nella fase dell’esecuzione della pena la cui peculiare fisionomia emerge dal confronto con le cautele nella cognizione.
Se le cautele disposte durante la fase della cognizione e durante la fase dell’esecuzione presentano una struttura comune legata alla ratio di tutela della libertà personale, tuttavia la genesi e le vicende dei provvedimenti cautelari sono trattate dal legislatore con forme diverse legate alla differente posizione dei destinatari: fluida la situazione dell’imputato presunto innocente; definita e definitiva la posizione del condannato. Così il modello decisionale è il procedimento incidentale per le cautele disposte dal giudice della cognizione, mentre per le cautele disposte dal magistrato di sorveglianza esistono vari modelli procedimentali semplificati. Occorre stabilire se l’insieme dei riti di sorveglianza ha una tenuta sistematica e se la semplificazione procedurale può definirsi coerente con i canoni del giusto processo oppure se è mera de-giurisdizionalizzazione.