Politica, diritto ed economia continuano a vivere, per politologi, giuristi ed economisti, in tre mondi scientificamente separati. I rapporti tra questi mondi, notori ma non noti, non costituiscono oggetto di alcuna indagine sistemica che conduca ad una visione d’insieme del mondo reale in cui viviamo.
Il diritto si riduce allo studio dei meccanismi di produzione, interpretazione ed applicazione delle norme. L’effetto della norma sulla realtà sociale ed economica rimane normalmente al di fuori dell’orizzonte problematico del giurista. Anche per gli economisti l’impatto del diritto sull’economia rimane fuori dal campo di rilevazione scientifica. Esso può essere preso in considerazione come esternalità rilevante per il buon funzionamento del sistema economico, ma anche gli economisti non lo integrano nei loro modelli quantitativi e matematici di studio. Discorso analogo per la politologia che impiega propri schemi concettuali, spesso tra loro non sintonici in ragione di diversi approcci ideologici, la quale considera in genere il diritto e l’economia come oggetto di intervento della attività politica, ma separati se non subordinati alla stessa. L’approccio pluridisciplinare invocato come rimedio non risolve il problema di comunicazione, anzi quasi sempre lo complica con una giustapposizione di linguaggi tecnici che non dialogano tra loro. Così, di quella specie di triangolo delle Bermuda che è il rapporto tra politica, diritto ed economia se ne sa veramente poco. La circostanza che non si avverta tuttora la necessità di una sua visione d’insieme espressa in un linguaggio detecnicizzato accessibile a tutti, quantomeno nella didattica universitaria, continua a lasciarmi stupito ora come allora quando questa ricerca è stata concepita come un iniziale tentativo di porvi rimedio. A tre lustri dalla prima edizione, questa monografia continua così ad addentrarsi anche con questo ultimo aggiornamenti in un territorio piuttosto inesplorato. Il fatto che la struttura originaria del 2002 abbia tenuto, senza bisogno di alcuna riscrittura, nonostante la destrutturazione del vecchio mondo innescata dalla globalizzazione, è conferma della capacità euristica dell’impostazione storica e teorica originariamente adottata e della perdurante validità del libro come strumento per la comprensione attualizzante delle dinamiche tra potere politico ed economia, tramite il diritto, intervenute nel nostro paese dall’avvento della Repubblica ai nostri giorni.