L’islamista Bernard Lewis ha previsto, già più di dieci anni fa, che l’Europa, fra cento anni, sarà interamente islamizzata (e a ciò bisogna aggiungere il pericolo di una crescente presenza cinese, già in atto, e di masse anch’esse crescenti provenienti dall’Africa e dall’Oriente). Per ora gli europei dimenticano quasi interamente questi rischi e non reagiscono ad essi; e tanto meno se ne occupa l’U.E., troppo lontana da essere una Federazione Europea, la sola che potrebbe realmente lottare validamente contro tali rischi, e insieme modificare radicalmente le condizioni di crisi economica in cui si trova oggi il Vecchio continente.
I simboli dell’U.E., a loro volta, se attentamente esaminati (e lo è altrettanto, e forse ancor più, il loro progressivo abbandono) costituiscono strumento particolarmente rivelatore dei pericoli di questa situazione, e rappresentano pertanto una importantissima conferma dell’inerzia crescente del nostro continente, che così appare sempre più destinato ad aver un sempre minor significato nella politica mondiale e di ridursi sempre più a un’insignificante «promontorio dell’Asia», secondo l’espressione di Paul Valéry.
Questa la connessione che lega le prime parti con l’ultima, dedicata ai cosiddetti «simboli» dell’Unione Europea.
Vari saggi di politica estera completano e allargano le considerazioni.