L’Autrice accetta la sfida sul terreno dogmatico, affrontando il delicatissimo problema epistemologico della collocazione istituzionale della punibilità nel corpo del reato, della sua natura, dei suoi effetti, approfondendo le ragioni della discordia palesate dal panorama dottrinario che tratta la materia Con questa pubblicazione Fabiana Falato chiude una ricerca lunga tre anni caratterizzati da da arricchimenti culturali anche della dogmatica penalistica, da analisi giurisprudenziali seguite sin dagli anni ’90 per calcare la differenza con quella generata in vigenza del vecchio codice e per approfondire le ragioni della sua evoluzione; chiude il ciclo del passaggio dalla alfabetizzazione all’acculturamento, che vede protagonisti la ricerca del metodo prima ancora che l’esame della letteratura e degli interventi giudiziali e prima ancora della riflessione sistematica e delle argomentazioni giuridiche a sostegno delle proprie tesi, essendo l’Autrice profondamente convinta che solo la severità metodologica consente soluzioni appaganti sul piano della ricerca e rigorose dal punto di vista della riflessione intellettuale.
L’ “immediata declaratoria” è regola che, traducendo il principio della “presunzione di non colpevolezza” costituisce sicura connotazione garantista del processo penale, soprattutto quando, andando al di là della rubrica, se ne percepisce il fine di tutela dell’imputato innocente. Sennonchè, la contestuale presenza nei due codici e – addirittura – la identità letterale dell’art. 152 c.p.p. 1931 e dell’art. 129 c.p.p. 1989 creano qualche imbarazzo psicologico, se non intellettuale, in chi reputa che la distanza politica tra un sistema inquisitorio ed uno accusatorio comporti l’effetto della radicale difformità di discipline nei due contesti regolamentari.