L’analisi della documentazione dell’Ordine degli Avvocati di Verona tra le due guerre mondiali appare legata alla microstoria, approccio sempre necessario per “verificare sul campo” alcune questioni aperte che, specialmente in questi ultimi anni, hanno coinvolto storici e giuristi, i quali ovviamente – e in modo del tutto condivisibile – hanno tuttavia preferito rivolgere le loro attenzioni alla macrostoria, quella cioè dei grandi Ordinamenti giuridici che sono stati il traino indiscusso del pensiero giuridico moderno e contemporaneo. In quest’opera collettanea, accanto a docenti e studiosi hanno alacremente e con rara passione lavorato pratici del diritto, non usi a questa tipologia di ricerche, dando voce ad affreschi di memorie locali, facendo emergere figure e momenti magari meno noti al panorama nazionale, ma rilevanti nel contesto cittadino, offrendo una squarcio di vita professionale che alle volte conferma, e altre si discosta, da quelle che possono essere le ricostruzioni generali proposte dalla letteratura scientifica. Ne emerge un affresco ricco di spunti innovativi e di dati, da cui affiora l’evoluzione della classe forense durante le poliedriche trasformazioni di un’Italia che da liberale indossava la camicia nera, fino a coprire la vicenda – nazionale e locale insieme – di quella tragica pagina che fu il cosiddetto Processo di Verona nei confronti di coloro che avevano votato l’ordine del giorno Grandi nella seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943. Linee di ricerca di storia locale, come queste, hanno quindi il pregio di rinvenire nuovi elementi di problematizzazione, offrendo differenti angoli di prospettiva, derivanti dalla consapevolezza della complessità del diritto e, ancor più, della Storia, i cui processi argomentativi ed interpretativi si evolvono con l’affiorare di ulteriori tasselli utili a completare il quadro d’insieme.